La dieta oloproteica va intesa come una vera e propria terapia, molto efficace nella cura del soprappeso e dell’obesità.
I fondamenti teorici di questa dieta sono gli studi del Prof. Blackburn, a cui ha fatto riferimento il dottor Giuseppe Castaldo nell’idearla e metterla a punto.
Blackburn, studiando i fenomeni metabolici che si presentano durante il digiuno, ha determinato con precisione i bisogni di aminoacidi dell’organismo, e ha dimostrato che una privazione calorica (cioè un’assenza completa di carboidrati) può neutralizzare l’effetto anabolico dell’insulina sul metabolismo dei grassi, cioè in altre parole l’accumulo di adipe. Infatti senza insulina non è possibile la lipogenesi ( la sintesi del grasso).
Blackburn, osservando i fenomeni che si verificano nel digiuno assoluto, ha appurato che apportando delle piccole quantità di aminoacidi, si ottenevano dei leggeri cambiamenti nella risposta metabolica ed era possibile neutralizzare il bilancio azotato negativo (frutto della distruzione delle proteine). Quindi i pericoli del digiuno assoluto potevano essere eliminati ingerendo delle proteine prive di carboidrati.
Nel corso di questi studi, Blackburn ha calcolato con precisione la quantità di proteine da assumere nel corso del digiuno per proteggere la massa magra, ed è arrivato alla conclusione che essa debba oscillare da 1, 2 a 1, 5 gr per chilo di peso ideale (considerando che il fabbisogno normale giornaliero è di 1 gr.).
Ha dimostrato dunque che è possibile raggiungere risultati importanti, senza gli eccessi di proteine caratteristici delle diete iperproteiche.
E’ nata così la dieta oloproteica che protegge l’equilibrio azotato, la massa magra, e cancella la fame grazie allo stato di chetosi che l’accompagna.
La dieta oloproteica è stata poi perfezionata dal dottor Castaldo, aggiungendo alla quantità di proteine una piccola quota di carboidrati che può oscillare tra i 30 e i 40 gr. ed una piccolissima quota di grassi.
Infatti con questo tipo di cura dietetica si ha la diminuzione del glucosio, con conseguente attivazione del catabolismo dei trigliceridi presenti negli adipociti (cellule del grasso).
La lipoproteinlipasi (un enzima in grado di scindere i trigliceridi) idrolizza i trigliceridi in acidi grassi e glicerolo. Il glicerolo è ossidato a livello del fegato in glucosio.
Il 40% degli acidi grassi prodotti vengono utilizzati direttamente nel lavoro muscolare. L’altro 60% subisce una beta-ossidazione a livello epatico con la formazione di Acetil-CoA.
Dalla successiva sintesi di due molecole di Acetil-CoA, si forma l’acido acetacetico. Questo si trasforma in acetone ed acido beta-idrossi-butirrico. Questi tre composti vengono denominati: corpi chetonici.
La formazione dei corpi chetonici produce molti effetti positivi nell’organismo. Infatti essi gli forniscono l’energia di cui ha bisogno nel corso della cura dietetica (si sostituiscono, come carburante, al glucosio).
Inoltre facilitano l’utilizzazione degli acidi grassi liberi da parte del cervello che trasforma la sua fonte energetica utilizzando, per l’80% del suo metabolismo, i corpi chetonici che sono trasportati dal sangue e che passano le membrane cellulari liberamente fornendo energia alle cellule.
In pratica l’organismo utilizza un carburante di riserva (i corpi chetonici) che attinge direttamente dal grasso accumulato, senza intaccare minimamente la massa magra.
Durante la cura, l’apporto quasi esclusivo di proteine ( 1,2 g /kg nella donna e 1,5 g/kg nell’uomo ) che rappresenta un apporto calorico molto basso, obbliga l’organismo ad utilizzare le proprie riserve di grasso (carburante di riserva).
La formazione dei corpi chetonici è la chiave metabolica che permette, sciogliendo il grasso, di ottenere i migliori risultati senza carenze energetiche e in perfetto benessere.
I corpi chetonici non svolgono soltanto un ruolo energetico, infatti essi vengono utilizzati dal cervello anche per produrre effetti psicotonici e antidepressivi, con aumento delle facoltà intellettive e miglioramento dell’umore.
I corpi chetonici, inoltre, stimolano il centro della sazietà, situato nell’ipotalamo, inducono un effetto fisiologico antifame, con inibizione della sensazione di fame a partire dal terzo giorno dell’inizio della dieta oloproteica.
La dieta oloproteica non è una dieta che si può improvvisare, è una vera e propria cura che va elaborata da un medico esperto e va seguita per un tempo limitato, 3 settimane.
Questa dieta non ricorre all’apporto di farmaci. Per ottenere il risultato dell’eliminazione del grasso viscerale, si basa soltanto sulla fisiologia metabolica.
Può essere utilizzata solo da parte di soggetti sani, o affetti da sindrome metabolica, o da segni di prediabete, nel rispetto di tutti i criteri medici.
D’altra parte anche correre è un atto fisiologico, ma se si corre senza nessun allenamento e per un tempo superiore alle proprie possibilità di resistenza, si può andare incontro a conseguenze gravi.
La dieta oloproteica va inserita in una adeguata strategia terapeutica, molto personalizzata. Comunque dopo le tre settimane va sempre alternata ad una dieta ipocalorica, con un preciso rapporto tra proteine, carboidrati e grassi, e con una specifica indicazione della distribuzione del cibo nell’arco della giornata, con uno schema che deve rispettare cinque pasti. Inoltre è fondamentale associare un’assunzione giornaliera di acqua non inferiore al litro e mezzo.
Per quanto riguarda poi lo stile di vita, la prima cosa da fare è correggere l’eccessiva sedentarietà, camminando almeno mezz’ora al giorno a passo sostenuto e in modo continuativo.
Vantaggi della Dieta Oloproteica nell’Organismo:
– la rapidità della perdita di peso, che motiverà il paziente a portare a termine la cura.
– la mancanza della sensazione di fame, che si verifica a partire dal terzo giorno per la produzione di corpi che tonici, considerati anoressizzanti fisiologici.
– la protezione della massa muscolare, grazie all’apporto ottimale di proteine, infatti la perdita di peso interessa esclusivamente la massa grassa, rispettando la massa magra, in particolare il miocardio (il muscolo cardiaco).
– la tolleranza ottima della cura, sia grazie alla proprietà dei corpi chetonici che all’apporto di proteine,
– il paziente conserva il suo tono muscolare, il suo dinamismo e anche il suo buonumore, aumentando la fiducia in se stesso e nella possibilità di essere in grado di prendersi cura della propria salute.
In conclusione la dieta oloproteica è sempre efficace, assicura una rapida perdita di peso senza sensazione di stanchezza, senza perdita di tono muscolare e dell’elasticità dei tessuti.
Essa contribuisce alla cura della sindrome metabolica, ottenendo una normalizzazione delle alterazioni metaboliche, quali l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, l’ipertensione arteriosa. Inoltre contribuisce alla cura del diabete non insulino dipendente, ed è strumento fondamentale per curare l’obesità.
La Dieta Oloproteica e le Adiposità Localizzate
Con il termine di adiposità localizzate, s’intendono quelle zone del corpo, maschile e femminile, dove il tessuto adiposo presenta un metabolismo diverso rispetto alle altre parti dell’organismo.
Il tessuto adiposo ha un metabolismo molto attivo che è costituito da due sistemi enzimatici, quello della liposintesi che favorisce l’accumulo di grasso, e quello della lipolisi che favorisce lo scioglimento della massa grassa.
Questi sistemi enzimatici, nelle zone di adiposità localizzata, vengono attivati dagli ormoni. L’insulina ed il cortisolo attivano la liposintesi a livello addominale.
Nella donna, agisce anche l’influenza degli ormoni femminili (estrogeni), che stimolano l’accumulo di grasso, creando in tal modo una riserva energetica utile per fornire acidi grassi durante la lattazione. Le zone più interessate a questo accumulo sono i fianchi.
Un approccio dietetico classico è inefficace nei confronti delle adiposità localizzate.
Nel 1997 due studiosi, T.M Loftus e M.D. Lane, hanno dimostrato che, sul piano genetico, l’insulina e gli estrogeni agiscono nei meccanismi metabolici che portano all’adipogenesi (cioè all’accumulo dei grassi), e nello stesso tempo hanno evidenziato il ruolo del GH (Growth Hormon, il cosiddetto ormone della crescita)) nei meccanismi di inbizione della adipogenesi.
La conseguenza di queste scoperte è che una dieta, capace di ridurre i tassi circolanti di insulina e di aumentare i tassi nel sangue di GH, è in grado di ridurre le adiposità localizzate.
La Dieta Oloproteica, continua a riscuotere un crescente consenso scientifico ed un grande successo tra le persone a cui è stata prescritta.
Questa terapia dietetica è accompagnata da un’ampia casistica e da molte sperimentazioni.
In Italia i massimi studiosi ed esperti sono il prof. Giuseppe Castaldo e il prof. Maurizio Ceccarelli, con protocolli eseguiti su più di 1000 casi.
La prima caratteristica della dieta oloproteica è la sicurezza.
Essa infatti è una terapia rigorosamente medica, la cui applicazione si conforma a norme rigorose seguite da medici esperti, in grado di valutare le indicazioni, le controindicazioni e i controlli necessari.
La seconda caratteristica è il rinforzo della motivazione a dimagrire e a prendersi cura di se stessi, sostenuta in modo costante dalla rapidità della perdita di peso.
La terza caratteristica è la protezione della massa muscolare: una dieta dimagrante deve ridurre solo il grasso e rispettare integralmente la massa muscolare. La dieta oloproteica utilizza proteine ad alto valore biologico con aminoacidi indispensabili all’organismo per conservare la massa magra.
La quarta caratteristica è
l’assenza di fame: per ragioni metaboliche la fame scompare in 48-72 ore.
La quinta caratteristica è la specifica efficacia nella riduzione delle adiposità localizzate.
Questo metodo terapeutico trae conferma della sua efficacia dalla casistica di 12 milioni di persone curate nel mondo.
L’importanza del Movimento
Studi recenti hanno appurato che fare regolare attività fisica aerobica, riduce i livelli epatici di grassi in individui obesi sedentari, e conseguentemente il rischio di steatosi epatica non alcolica (accumulo di grasso nel fegato).
L’evidenza arriva da un gruppo di ricerca australiano che ha valutato le concentrazioni di grassi a livello ematico, epatico, addominale e muscolare, monitorandole attraverso indagini di risonanza magnetica e di spettroscopia protonica a risonanza magnetica (1H-MRS):
lo svolgimento regolare per quattro settimane di attività aerobica ha determinato una significativa riduzione volumetrica del tessuto adiposo a livello addominale, pari al 12%; un decremento nella concentrazione di trigliceridi a livello epatico (21%) e plasmatico (14%), pur senza alcuna diminuzione di peso corporeo.